lunedì 30 giugno 2014

Oggi parliamo dell'antica arte della "posteggia" e/o "posteggiatori"


  
 'a "Pusteggia" 



Già a partire dall 200’, i menestrelli, i trovatori e i rapsodi, formati da complessini ambulanti, iniziavano a cantare giorno e notte per le vie di Napoli, disturbando la “quiete pubblica”, tant'è che Federico di Svevia emanò un editto contro di essi per moderarli; con il tempo, queste figure presero il nome di “gavottisti” e “posteggiatori” (nome derivante da: “puosto” – in italiano “posto” - ossia il luogo pubblico in cui ci si fermava a suonare)  e la loro principale caratteristica, si basava sul canto accompagnato da un mandolino una chitarra e poi dalla fisarmonica.


Nel corso dei secoli, i posteggiatori iniziarono a suonare nelle tante osterie, ricche e povere,della città, divulgando così, le antiche canzoni napoletane che divennero, successivamente, musiche di repertorio di illustri cantanti che segnarono la storia della musica partenopea; tra di essi, nel tardo 800, vi fu il celebre tenore Enrico Caruso, che debutto dapprima come “posteggiatore”, amando esibirsi presso il caffè dei Mannesi situato tra San Biagio dei Librai e via Duomo.


Tra i nomi storici dei “posteggiatori” vengono ricordati: 
Giuseppe Di Francesco, meglio conosciuto con il soprannome di “ ‘o zingariello” (anno di rif. 1879) fumolto apprezzato addirittura da Wagner che lo portò con se e lo fece suonare nel suo salotto musicale, applauditissimo, per via della sua incantevole voce; Salvatore Di Giacomo gli dedicò una canzone “L’ortenzie” e Libero Bovio scrisse per lui “Zingariello”.
Pasquale Jovino detto “Pascale ‘o piattaro”,  detto così perché in gioventù era stato decoratore di piatti (nato nel: 1865); aveva studiato con Enrico Caruso dal Maestro Vergine e divenne celebre nei ristoranti di Posillipo con “A risa” di Cantalamessa, che esportò ovunque fin alla corte dello Zar di Russia Nicola II ed ancora  apprezzato da Francesco Giuseppe, Gustavo di Svezia che gli chiese un bis, ed Umberto I. Al Quirinale la Regina Margherita, per il troppo ridere nell’ ascoltare “ ‘A risa”, rischiò di cadere dalla poltrona. 
Gennaro Olandese, detto “Gennarino ‘o ‘nfermiere”, tenne banco nella Birreria dell’Incoronata fin dal 1883.
i Liberti, padre e tre figli. Raffaele, detto “ ‘o gattone”, era il più bravo e suonava il violino. Intorno al 1888 si aggiunse ai Liberti Vincenzo Righelli, detto “Coppola rossa”, rinomato per l’interpretazione di “Mariuccia”.
Pietro Mazzone, detto “ ‘o romano” nato nel 1864 e morto nel 1934, fu il primo tra i posteggiatori napoletani ad entrare in sala d’incisione.
Il cantante-chitarrista Marmorino, il mandolinista Mimì Pedullà, detto “manella d’oro”, e il violinista  Salvatore Di Maria, detto “ ‘Nchiastillo”. Inoltre, come non citare Francesco Coviello, detto “Ciccio ‘o conte”  oppure i fratelli Vezza, detti “ ‘e gemelle”, i quali – è simpatico riferirlo – eseguivano una parodia della “Malafemmena” di Totò che, lungi dall'esecrarli, li ammirò moltissimo, volendoli ascoltare più volte.
Altro nome noto di posteggiatore è quello di Vincenzo Improta, detto “ ‘a radio”.
Giorgio Schottler, che ha inciso diversi dischi ed ebbe il piacere di cantare davanti alla Regina Elena e a Vittorio Emanuele; aveva una particolare incrinatura che, nel gergo, è denominata “striscio”, per cui il suo canto emozionava specie nelle canzoni più tristi.
Eugenio Pragliola, detto “Eugenio cu’ ‘e llente”, che si esibiva portando occhiali senza vetri e una bombetta e si accompagnava con la fisarmonica.

Il famoso ristorante “La Bersagliera”, sito a Santa Lucia a ridosso del Borgo Marinaro, è stato da sempre la “casa” dei posteggiatori che, nel corso degli anni, si sono esibiti davanti a tantissimi personaggi famosi di tutto il mondo, apprezzandone questa antica arte, ormai divenuta famosa in ogni parte del globo.

Tra i tanti posteggiatori famosi, che hanno suonato nel rinomato ristorante, si ricordano i fratelli Pagano, ultima formazione ufficiale del ristornate, e  Ciccio e Peppe denominati “‘o Conte”, padre e figlio ( cognome Coviello) con l’artista Gianni Pignalosa; quest’ultimo ancora professa quest’antica arte e vanta una grande esperienza maturata con nomi illustri del panorama partenopeo, quali ad esempio Roberto Murolo.
Ancora oggi, la musica della “posteggia”, allieta le serate di tanti locali del centro storico ed in teatro.

Per fortuna l’antica tradizione viene mantenuta in vita grazie a tantissimi “posteggiatori” contemporanei, di ogni età, che sono ritenuti l’orgoglio di una cultura tutta napoletana destinata a non scomparire mai.

citazioni e fonti da: Gianni Pignalosa 

a cura di Diego Macario




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